Allattamento al seno – superiamo i pregiudizi e crediamo in noi stesse

Siamo nella settimana internazionale dell’allattamento e mi chiedo come abbia fatto a non parlarne mai in questo blog.

Sostengo l’allattamento al seno dal primo istante in cui sono diventata mamma, credo di non essermi nemmeno mai chiesta se avrei allattato oppure no. L’ho fatto e basta. Mi è sempre sembrata l’unica strada da intraprendere. D’istinto.

L’allattamento non l’ho mai considerato una scelta. Al massimo è una possibilità. Ed essendomi stata data, coglierla mi è sembrato ovvio.

Perché è un atto d’amore verso il proprio bambino. Allattare significa nutrire, proteggere, coccolare. Significa rendere forti il suo corpo e la sua anima.

Miti da sfatare ce ne sono tanti.

Il latte che non viene dopo il cesareo o che diventa acqua dopo alcuni mesi. Il fatto che sia un vizio del bambino o un bisogno della madre tenerlo ancora attacato a se. Il tiralatte che diminuisce la produzione quindi tanto vale smettere se si rientra al lavoro.

Informiamoci. E crediamo in noi stesse.

allattamento al seno cesareo
modello “scappati di casa”…si vede la stanchezza?!

 

Se vi va di leggere, parlerò dall’inizio della mia storia.

“Tutte le mamme hanno il latte”, mi hanno insegnato al corso pre-parto. Ed è anche il titolo di un libro, che non ho mai letto ma mi è bastato per confermare quanto mi era stato detto.

E questa convinzione mi ha dato la forza quando, a due giorni dal mio primo cesareo, l’infermiera è arrivata accanto al mio letto con una bottiglietta sospetta.

“Cos’è?” ho chiesto io, ignara.

“Aggiunta, il bambino non cresce, hai poco latte”. A me, che da una seconda scarsa ero passata ad una quinta e “sgorgavo latte da ogni poro”.

Vi assicuro che mai mi sono sentita così svilita e umiliata, lesa nel mio essere donna e – seppure da poco – mamma. Offesa da quella mancanza di tatto e sensibilità, da parte di un’altra donna, magari anche lei mamma, sicuramente una professionista che avrebbe dovuto incoraggiarmi anziché buttarmi giù.

Ma ho ingoiato il rospo, forse per paura. E ho portato il biberon alla bocca di mio figlio. Lui, di tutta risposta, ha sputato quel latte che non riconosceva, e si è subito attaccato il mio seno. Preferendolo a qualsiasi altra cosa per i successivi 15 mesi. Per i primi sei, la sua esclusiva fonte di nutrimento e crescita.

15 mesi di amore, di simbiosi, di momenti solo nostri e molto spesso anche condivisi, perché non mi sono mai trattenuta da allattare in pubblico.

E mi chiedo cosa sarebbe accaduto, se quel cucciolo di appena due giorni non fosse andato oltre quel pregiudizio superficiale e affrettato, dimostrando che la natura e l’istinto sanno sempre fare il loro lavoro e portarci sulla strada migliore.

Quattro anni dopo ho avuto un altro cesareo, e alcuni mi ripetevano che non sarei stata “fortunata” come la prima volta. Ora siamo a 18 mesi di allattamento…e quando stiamo lontane per un giorno intero sono ancora costretta ad usare il tiralatte.

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Con entrambi i miei figli ho allattato – e allatto – ovunque. Al supermercato sulle casse dell’acqua e perfino spingendo il carrello. Su treni e arei, ma anche camminando sul marciapiede. Mentre scrivo al computer e mentre mangio, a casa come al ristorante. Facendomi la ceretta e tagliandomi i capelli. Ho avuto gli operai in casa e mentre seguivo i lavori allattavo. Se suona il vicino e sto allattando, apro senza interrompermi. Ormai chi mi conosce lo sa, e spesso gli amici scherzano sul fatto che in questi anni mi hanno vista più svestita che vestita.  E se mi chiedono se non mi imbarazzo, rispondo che non ne ho motivo: sto nutrendo mia figlia.

Perché non ci sono tempi e luoghi stabiliti, non ci sono regole da seguire. Ci sono semplicemente una mamma e il suo bambino, un bambino e la sua mamma, e il più dolce atto d’amore.

Buona settimana dell’allattamento a tutte voi che state proseguendo il vostro viaggio, a chi lo intraprenderà, a chi lo ha dovuto interrompere prima del previsto, o avrebbe voluto ma non ha potuto iniziarlo.

Buona settimana dell’allattamento a chi mi sorride con dolcezza quando mi vede allattare, a chi si gira dall’altra parte imbarazzato, a chi mi continua a parlare come se nulla fosse. A chi mi dice che è ormai troppo grande, a chi mi intima di smettere (mia madre!), a  chi mi sostiene e mi incoraggia.

#normalizebreastfeeding

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